Quando riconosco di non essere una "voce fuori dal coro?"
Quando non sono presente e aderisco alla ripetizione dell'ego. Quando mi incollo a noti pensieri ripetitivi e mi illudo di essere l'Alessandro di quei pensieri.
Quindi essere una voce omologata é sbagliato? Non credo sia una questione di giusto o sbagliato..
Credo che l'omologarsi al conosciuto, al piú, spesso nasca dalla paura di rimanere soli.
Quindi se la tua voce suona diversa dalle altre, la paura é quella di essere escluso o esclusa, allora é meglio tradire se stessi e omologarsi, ma li si ha l'illusione che la Paura svanisca e per un certo periodo il sollievo che nasce dall'omologarsi puó funzionare come copertura, puó darti l'illusione che si, tutto va bene...ma nel profondo quella parte di te che sa, sente la non veritá, sente fisicamente come un fiume sotterraneo la densità che viene dell'auto tradimento.
L'origine della parola "Tradire" vuol dire "consegnare a...", quindi "nell'omologazione per paura di", consegni la tua vera essenza a una parte egoica non vera e li nasce la sofferenza, il fiume oscuro sotterraneo che citavo prima.
Allora direi che ascoltare questo fiume sotterraneo che serpeggia, sia la chiave per far uscire la propria vera voce per poi scoprire con gioia di ritrovarsi liberi e perché no, veri in un coro di voci libere.
Oggi un post un po' più serio... Felice week a tutti!
-Ale

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