“Per un dito puntato verso l’altro tre ne sono puntati verso di me…” Dare la colpa é una sorta di anestetizzante, un'irresistibile adesione che porta con se tutte le ragioni del mondo (..e credo anche degli altri pianeti del sistema solare), per non sentire in noi stessi il dolore che nel corpo si muove.
Al contrario nell’attribuire all’altro le colpe, subdolamente, senza rendercene conto, aggiungiamo altri mattoni alla muraglia della nostra sofferenza, “alla muraglia del corpo di dolore” che non fa altro che generare altra separazione tra me e l’altro e quindi tra me e la vita.
Ecco le tre dita puntate verso di me, che poi possono diventare molte di più.
Ovviamente tutto ciò l’ho visto e lo vedo accadere in me e ritrovarsi in questi noti meccanismi é facile come bere un bicchiere d’acqua.
Spesso ti ritrovi a dare la colpa fuori anche per intere giornate senza rendertene conto, mentre all’interno del corpo impazza la terza guerra mondiale.
Insomma non aderire alla colpa é una pratica potente ma anche non facile, perché si tratta di staccarsi da un'abitudine consolidata per svariate primavere dall’umana stirpe, un abitudine che poggia le sue fondamenta nella colpa, colpa che quando appare genera un'attrazione che spesso ci trascina con se, ma é qui che arriva la pratica, é qui che si possono mettere le mani in pasta nella nostra più profonda umanità.
“Conosci te stesso” come citava l’oracolo di Delfi, credo voglia dire anche questo, credo voglia dire toccare l’innocenza che é insita nella Consapevolezza di ogni essere umano passando anche dall’ascolto di ciò che reputiamo certe volte “meno piacevole”.
Ehm…buona pratica a chi di voi vuol praticare e a me….
-Ale
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