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Quante volte ho cercato un riconoscimento esterno...

Quante volte ho cercato un riconoscimento esterno... Un riconoscimento che mi facesse stare in pace con me stesso, che mi dicesse che andavo bene o che ero all’altezza…

Che ero all’altezza di ricevere amore..

Ma se questo amore non arrivava…. ecco venir su la rabbia, la solitudine e dulcis in fundo la paura. La paura di non andare bene, di essere sbagliato o fuori luogo…

Quell’essere in più tra gli adulti…..

E per compensare ciò, l’unica scappatoia erano i pensieri. Pensieri in cui ero visto, in cui ero io il centro del mondo, insomma un film con un me protagonista.

Mi allontanavo dal mondo per non toccare quel dolore che il corpo mi stava mostrando.

Qualcosa in me cercava riconoscenza ma in realtà faceva di tutto per confermare il contrario, affinché il bottino di densità fosse al sicuro.

Ma oltre al dolore non voleva mollare le sicurezze, il conosciuto. Perché é più rassicurante, seppur scomoda e buia, una piccola e stretta stanza che un vasto e libero oceano…

E’ più rassicurante per il senso di identità mantenere i propri confini, le proprie separazioni.

..E per molto tempo ho vissuto tutto ciò...ed ora che lo vedo lo posso lasciar andare.

Arriva un certo punto in cui stufo di portare la zavorra...saluti. Un po' come quando lasci un posto di lavoro che non faceva per te.

Ma salutare e lasciar andare é per me essere vigile e presente in ogni istante, e dire no a quel noto pensiero proposto dalla mente, ed accogliere quando si affaccia, la vecchia densità che sale per mantenere e riconfermare la propria posizione.

Con pazienza ed intenzione imparo nuovamente a camminare ed a sentire la Verità in me.

Profondamente grazie



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