Si può ridurre spegnendo per esempio il telefono, andando a vivere nel verde, scegliendo un lavoro meno stressante, frequentando persone meno stressanti, meditando ogni mattina, prendendosi lunghi periodi sabbatici, oppure frequentando comunità di amore e pace. Eppure non so perché ma sento che seppur questi elenchi siano probabilmente significativi per ridurre le nostre imprecazioni verso la giostra della vita, non garantiscano la “fine dello stress”. Credo che lo stress sia uno stato che internamente noi stessi certe volte ci creiamo e come spesso accade ce lo creiamo subdolamente con pensieri ripetitivi contro noi stessi e ovviamente contro il mondo e di conseguenza questo “bordone di sottofondo stressante”, ci spinge in un fare probabilmente appunto che acuisce e conferma l’essere stressati. Quindi puoi finalmente spostarti in campagna tirando un bel sospiro di sollievo per ritrovarti poi dopo qualche giorno catapultato inaspettatamente in un fare stressante che prenderebbe a calci la prima cornacchia innocente che ti passa davanti o la prima famigliola di piccioni che alloggiano proprio sulla tua bella parabola (ovviamente ho visto queste dinamiche accadere in me). Allora forse possiamo ridurre los tress che apportiamo al nostro apparato psico fisico, riducendo la nostra attività mentale? Possibilissimo! Unica cosa bisogna, subito qui e ora, coltivare l’antica pratica del non fare, pratica che spesso fa storcere il naso a noi occidentali spesso abituati al fare fare fare, parlare parlare parlare, pensare pensare pensare (appunto “cogito ergo sum”). Se fossi un dottore o un educatore consiglierei al paziente stressato, come minino all’inizio, di mettere una sveglia ogni ora che ricordi di fermarsi per 5 minuti e stare per esempio sul respiro, staccando l’attenzione che si era appollaiata nei pensieri ripetitivi un po' comi i piccioni sulla parabola. (Marina Borruso la mia cara maestra consigliò a me questa pratica con l’unica differenza che la sveglia suonava ogni 30 minuti..). Provare per credere!
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